Bollettino Speciale dall’Ambasciata Cristiana Internazionale Gerusalemme (ICEJ)
Messaggio speciale dal Dr. Jürgen Bühler, Presidente di ICEJ:
Agli inizi di marzo, sono rientrato in Israele dalla Germania. In entrambi i paesi, la TV e i siti che condividono le notizie davano spazio totale al Coronavirus e al suo impatto su società, sanità pubblica, economia globale e viaggi internazionali. Il giorno dopo essere tornato a casa, il governo israeliano ha deciso di chiedere a chiunque fosse arrivato da alcuni paesi europei (inclusa la Germania) di porsi in auto-quarantena per 14 giorni. Quindi, negli ultimi giorni, ho avuto l’opportunità di pregare e di pensare a cosa possa significare questa minaccia globale per la Chiesa e per Israele, mentre l’impatto della minaccia internazionale del Coronavirus raggiunge nuovi picchi quasi giornalmente. Scrivo queste righe trovandomi più o meno a metà delle mie due settimane di quarantena.
Questo minuscolo virus – più piccolo di un micrometro – ha messo in ginocchio l’economia globale con crolli in Borsa, viaggi internazionali in blocco virtuale, e molte popolazioni e nazioni strette dalla paura di una possibile pandemia [dichiarata tale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità l’11 marzo 2020, nota del traduttore]. Una delle principali indicazioni data alle persone è di lavarsi le mani con frequenza. Questa indicazione è stata presa con così grande serietà che i disinfettanti sono stati rubati in grosse quantità proprio fuori dagli ospedali europei.
Una chiamata alla “purità”
Nelle culture occidentali, la pratica regolare del lavarsi le mani non è una tradizione così antica quanto potremmo pensare, ma è stata adottata soltanto circa 150 anni fa. La ragione sta nel fatto che non si conoscevano i batteri e i virus, o il loro ruolo nella diffusione delle malattie. Fu il medico ungherese Ignaz Semmelweiß (1818 – 1865) a scoprire, mentre lavorava in una clinica ostetrica a Budapest, che quando i medici si lavavano le mani in una soluzione al cloro prima di trattare le pazienti il tasso di mortalità tra le madri partorienti, causato dalle infezioni, si riduceva. Fu chiamato il salvatore delle madri.
Tuttavia, la nazione con la tradizione più antica di cui si ha traccia in merito alla pulizia fisica è quella ebraica. Grazie a questo, gli Ebrei nel medioevo furono meno colpiti dalla Peste Nera. La ragione sta nel fatto che gli Ebrei – a differenza della più ampia cultura europea – mantenne la pratica biblica di lavarsi le mani prima dei pasti. Questo non fu compreso dai loro vicini Gentili, e diede vita alle teorie cospirative e a violente ondate di antisemitismo, che causarono la morte di migliaia di Ebrei europei.
Eppure, questa tradizione di “purità” risale alle origini del popolo ebraico, quando Israele ricevette la legge di Mosè. Lì Dio comandò ai sacerdoti di immergersi completamente in acqua quando esercitavano i loro incarichi sacerdotali (Esodo 29:4), e ogni volta che entravano nel Tabernacolo, avevano l’ordine di lavarsi le mani e i piedi in una conca di bronzo prima di entrare nella tenda di convegno (Esodo 30:17-21).
Il popolo di Dio aveva compreso che non si trattava soltanto di un rituale di pulizia fisica, ma che esso rifletteva una verità ben più profonda: il bisogno di purezza nei nostri cuori. In Salmi 24:3-4, il re Davide chiede: “Chi salirà al monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? L’uomo innocente di mani e puro di cuore, che non eleva l’animo a vanità e non giura con il proposito di ingannare…”
Attraverso il profeta Isaia, Dio li avvertì anche del fatto che Egli non potesse più essere presente ai servizi, sacrifici e canti del Suo popolo perché, “le vostre mani sono piene di sangue” (Isaia 1:15). Il passaggio rende chiaro che il profeta non stesse parlando di sangue fisico, ma dei peccai del Suo popolo.
Il profeta Gioele ordina di “suonare la tromba a Sion”, per chiamare il popolo di Dio a raccolta per pentirsi e cercare Dio, perché “Può darsi che egli torni e si penta, e lasci dietro a sé una benedizione: un’offerta e una libazione per il Signore, vostro Dio…” (Gioele 2:1, 14).
Il Coronavirus dovrebbe, quindi, essere compreso da tutti noi come uno squillo dello shofar celeste, chiamandoci a cercare Dio e a guardare ai nostri cuori. Seguiamo il consiglio di Giacomo, il fratello di Gesù: “Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi. Pulite le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi d’animo!” (Giacomo 4:8).
Lo stesso Gesù insegna che la purezza del cuore è più importante dell’igiene personale e del lavarsi le mani, perché sono i nostri cuori che ci contaminano e ci ingannano (Matteo 15:16-20).
Certamente, questo non significa che possiamo ignorare ogni indicazione pratica o ciò che le regole legislative in tema di sanità richiedono per questo virus (come quelle che, in Israele, la mia famiglia sta osservando attualmente). Significa, invece, che abbiamo bisogno di mostrare lo stesso, o più grande, vigore quando purifichiamo i nostri cuori, perché questo impatterà la nostra vita spirituale.
Un tempo di “scuotimento” globale
Ad inizio febbraio, molti dei più importanti leader del nostro ministero a livello globale si sono uniti a noi a Gerusalemme per degli incontri strategici riguardo al 40mo anniversario di ICEJ. In una delle sessioni di preghiera, Dag Øyvind Juliussen, un membro del Consiglio Direttivo di ICEJ e il nostro Direttore Nazionale in Norvegia, ha condiviso che negli ultimi mesi il Signore gli aveva parlato fortemente con il capitolo 2 del libro di Aggeo. Ecco cosa dichiara il profeta: “Così infatti parla il Signore degli eserciti: Ancora una volta, fra poco, io farò tremare i cieli e la terra, il mare e l’asciutto; farò tremare tutte le nazioni, le cose più preziose di tutte le nazioni affluiranno e io riempirò di gloria questa casa, dice il Signore degli eserciti.” (Aggeo 2:6-7; guarda anche i versetti 21-23)
Questa profezia è poi citata nella lettera agli Ebrei 12:27-29. I principati e sistemi della terra e del cielo saranno scossi. Solo poche settimane dopo il nostro incontro a Gerusalemme, il mondo sta davvero sperimentando uno “scuotimento” che ha portato a molte conseguenze senza precedenti, come ad esempio il fatto che Israele non può più accogliere alcun turista nel paese.
Questi tremori profetici saranno molto impattanti, Gesù stesso avverte che “gli uomini verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo; poiché le potenze dei cieli saranno scrollate.” (Luca 21:26)
Gli effetti di queste agitazioni sono svariati. Una inattesa crisi economica sta incombendo sul mondo intero. Secondo alcuni organi di stampa, il danno economico del Coronavirus con voli cancellati, merci non consegnate, ecc., è già dell’ordine di 1 trilione di Dollari US.
Questo non è soltanto un numero, ma colpisce persone reali. Per esempio, la compagnia di bandiera israeliana El Al Airlines ha posto la maggior parte del suo staff in congedo non pagato e grosse parti della sua flotta è a terra. Le azioni del gigante dei PC Apple sono crollate bruscamente tra gennaio e febbraio, dato che componenti dei loro smartphone venivano prodotti nella regione di Wuhan e non sono, quindi, più consegnabili. Il settimanale britannico Spectator ha valutato che tutto questo significa una interruzione della globalizzazione – almeno temporanea.
La crisi del Coronavirus dimostra definitivamente quando fragile sia il sistema commerciale globale. È una possibile anticipazione del grande giorno descritto in Apocalisse, quando il sistema globale giunge ad una fine improvvisa perché “caduta, caduta è Babilonia” (Apocalisse 14:8).