Cari amici e compagni di preghiera,
Questa sera inizierà lo Yom Kippur, il giorno più santo del calendario ebraico. In tutta Israele, le strade saranno svuotate dal traffico per essere invece riempite del colore bianco, poiché uomini, donne e bambini ebrei indosseranno abiti bianchi in solenne osservanza di questa occasione speciale.
Lo Yom Kippur, o il giorno dell’Espiazione, è un giorno di digiuno, pentimento, e di profonda riflessione. È il momento per chiedere perdono a Dio e per cercare la riconciliazione con coloro con cui abbiamo sbagliato. La parola ebraica per pentimento, תשובה (teshuvah), significa letteralmente “ritornare” o “tornare indietro”. La radice della parola, שוב (shuv), significa “girare” or “ritornare”, che ci riporta al potente significato di allontanarsi dal peccato. Che modo profondo di iniziare il nuovo anno, con un cuore purificato e una lavagna pulita.
Il libro del Levitico offre approfondimenti sul significato e sull’osservanza dello Yom Kippur: “Questa sarà per voi una legge perpetua: nel settimo mese, il decimo giorno del mese, umilierete le anime vostre e non farete alcun lavoro, né il nativo del paese, né il forestiero che risiede fra voi. Poiché in quel giorno il sacerdote farà l’espiazione per voi, per purificarvi, affinché siate purificati da tutti i vostri peccati davanti all’Eterno. È per voi un sabato di riposo solenne e voi umilierete le anime vostre; è una legge perpetua.” (Levitico 16:29-31)
Quest’anno, come mi ha fatto notare un collega, la data biblica dello Yom Kippur, il decimo giorno del settimo mese, sembra avere un significato maggiore alla luce dei brutali massacri del 7/10 dell’anno scorso. È come se Dio parlasse direttamente a questa nazione, chiamandola non solo a cercare il perdono, ma anche a offrirlo. Lo Yom Kippur è un giorno per poter voltare pagina e ricominciare da capo. Soprattutto quest’anno, è un giorno che richiede guarigione: lavare le ferite e i ricordi non sani che trasportano con sé gli orribili atti accaduti a così tante persone nelle città e nei kibbutzim lungo il confine di Gaza lo scorso anno.
Di grande importanza anche per noi cristiani, il Giorno dell’Espiazione non è solo una tradizione dell’Antico Testamento ma una prefigurazione dell’espiazione definitiva attraverso il Messia, Yeshua. Egli è il compimento di ciò che lo Yom Kippur indica: la perfetta espiazione per i nostri peccati, “offerto una sola volta per prendere su di sé i peccati di molti” (Ebrei 9:28). In Lui troviamo la guarigione per le nostre ferite più profonde.
Yeshua è ora il nostro Sommo Sacerdote, accessibile per noi ogni giorno, non solo in un giorno santo. Attraverso di Lui, noi possiamo accostarci con piena fiducia al trono della grazia (Ebrei 4:16), sapendo che riceveremo misericordia e aiuto nel nostro tempo del bisogno.
Mentre entriamo in questo sacro Giorno dell’Espiazione, in questo “tempo di inversione”, possano essere non solo i nostri peccati a diventare da rossi come lo scarlatto a bianchi come la neve, ma possa il nostro dolore trasformarsi in gioia, e il nostro lutto in danza. Possa Israele trovare guarigione e restaurazione. E possiamo tutti noi sperimentare la grazia purificatrice di Dio.
Nel Suo amore redentore!
David Parsons
Vicepresidente senior e portavoce dell’ICEJ