Pubblicato il: 16.6.2025
Di David Parsons, Senior Vice Presidente & Portavoce dell’ICEJ
Uno degli aspetti più “sorprendenti” dell’attacco a sorpresa di Israele contro l’Iran di venerdì sera si trova nel motivo per cui il Primo Ministro Benjamin Netanyahu non abbia ordinato un’operazione del genere anni prima. Gli osservatori più attenti della sua lunga permanenza al potere ritengono che abbia sempre sentito il dovere personale e storico di proteggere la nazione ebraica da un altro Olocausto per mano di un Iran nucleare. Eppure, durante i suoi 16 anni alla guida del governo israeliano, alcuni hanno dubitato che avesse la determinazione interiore di premere il grilletto. Ebbene, quel momento della resa dei conti è finalmente arrivato!
Ma, perché ora? Sembra che Netanyahu abbia concluso che si fosse aperta una finestra di opportunità e l’urgenza di colpire gli impianti nucleari iraniani, le sue capacità missilistiche balistiche e tutte le figure chiave responsabili di entrambe le minacce.
La finestra di opportunità è dovuta innanzitutto all’indebolimento, negli ultimi 20 mesi, della rete di milizie terroristiche per procura dell’Iran nella regione, da sempre concepite principalmente per fungere da prima linea di difesa e deterrenza contro gli attacchi israeliani ai suoi impianti nucleari in continua espansione. Con Hezbollah e Hamas malconci, e con la caduta del regime collaborazionista di Assad in Siria, l’Iran non dispone più di quel perimetro esterno di protezione.
Inoltre, i sistemi di difesa aerea iraniani sono stati messi a dura prova dalle sortite dell’Aeronautica militare israeliana, Israeli Air Force (IAF), in seguito ai bombardamenti missilistici iraniani di aprile e ottobre dello scorso anno. Ciò aveva reso l’Iran molto più vulnerabile agli attacchi e Israele ha dovuto agire immediatamente, poiché Teheran stava freneticamente cercando di ricostruire le sue difese aeree con l’aiuto della Russia.
Inoltre, l’opportunità si è presentata perché l’attuale amministrazione statunitense è quella che potrebbe sostenere Israele più di quanto Netanyahu potesse mai sperare.
La finestra di urgenza ruota attorno a una recente “svolta” da parte del Mossad e dell’intelligence militare dell’IDF nella raccolta di prove del fatto che l’Iran avesse preso una decisione strategica dopo il 7 ottobre di avanzare su tutti i fronti per l’armamento del suo programma nucleare. Con l’attenzione del mondo completamente dirottata sui combattimenti a Gaza e in Libano, gli ayatollah hanno provato a usare la guerra come copertura per un’ultima folle corsa alle armi nucleari. Tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, i loro scienziati nucleari si sono divisi in gruppi specifici e si sono messi all’opera in clandestinità per completare tutti i passaggi necessari alla produzione di armamenti nucleari. La prova più preoccupante è stata il recente lavoro dell’Iran sugli inneschi di detonazione nucleare e sulla conversione dell’uranio in metallo, unicamente per formare una testata atomica.
Anche l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) nel suo ultimo rapporto ufficiale ha avvertito che Teheran aveva accumulato abbastanza uranio arricchito, a livelli prossimi a quelli militari, sufficienti per costruire almeno nove testate nucleari. L’AIEA ha inoltre concluso che l’Iran sta violando gravemente i suoi impegni e obblighi nei confronti della comunità internazionale in merito alle attività di arricchimento dell’uranio e alle garanzie contro la diffusione delle armi nucleari.
Pertanto, come ha dichiarato venerdì il Capo di Stato Maggiore delle IDF, Eyal Zamir, l’Iran ha “raggiunto il punto di non ritorno” nei suoi tentativi di sviluppare testate nucleari, lasciando a Israele nessun’altra scelta che quella di agire. Il Presidente Isaac Herzog ha descritto le azioni di Israele come “un’operazione mirata per neutralizzare una minaccia immediata ed esistenziale per il nostro popolo”.
Nel frattempo, Netanyahu ha spiegato che l'”Operazione Leone Nascente” avrebbe comportato “attacchi preventivi di precisione” non solo contro la minaccia rappresentata dai numerosi impianti nucleari iraniani, ma anche dai suoi siti di assemblaggio e stoccaggio di missili balistici. Questo dopo che l’intelligence israeliana aveva concluso che il regime islamico di Teheran aveva accelerato la produzione di missili balistici con l’esplicito scopo di sopraffare la rete di difesa aerea a più livelli di Israele, che rappresenta di per sé una minaccia intollerabile per loro.
L’operazione delle IDF ha finora avuto più successo del previsto dal punto di vista di Israele. L’IAF, insieme agli agenti del Mossad presenti in Iran, hanno rapidamente eliminato circa 20 alti ufficiali e almeno 14 importanti scienziati nucleari responsabili del programma nucleare iraniano. Hanno distrutto le difese aeree dell’Iran al punto che i jet israeliani hanno ora piena libertà d’azione sui cieli di Teheran. Sono state prese di mira anche molte delle sue fabbriche di missili e siti di stoccaggio e un terzo delle sue piattaforme di lancio. Inoltre, la maggior parte dei siti nucleari iraniani conosciuti sono stati gravemente danneggiati, anche se il sito critico sotterraneo di Fordow, dove si ritiene sia immagazzinata gran parte delle scorte di uranio di grado quasi militare, potrebbe essere al momento fuori dalla portata delle armi israeliane e solo i mezzi pesanti americani anti-bunker sarebbero in grado di penetrare la fortezza scavata nella montagna.
Israele ha anche iniziato a prendere di mira i principali simboli del regime, come il palazzo del Ministero della Difesa e il centro di comando del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie a Teheran. Anche le principali infrastrutture economiche dell’Iran sono sotto attacco, fra cui i suoi vitali impianti di produzione e stoccaggio di petrolio e gas.
Il risultato è che la maggior parte degli iraniani ritiene che il regime islamico non sia più in grado di proteggerli e che stia portando il loro Paese alla rovina.
La risposta iraniana si è manifestata sotto forma di massicci bombardamenti di missili e droni, che hanno causato finora la morte di 21 israeliani, quasi tutti anziani, donne e bambini. Tuttavia, le autorità israeliane ritengono che le rappresaglie di Teheran siano state finora molto meno distruttive del previsto. A causa delle azioni preventive delle IDF, molti missili iraniani e un terzo dei suoi lanciatori sono stati demoliti e la sua struttura di comando è allo sbando, quindi le ondate di razzi sul cuore civile di Israele non stanno arrivando alla velocità temuta in passato.
L’operazione israeliana giunge dopo decenni di incessante ricerca da parte dell’Iran di capacità nucleari, nonché dopo le ufficiali minacce genocide, aperte e persistenti del regime iraniano di cancellare Israele dalla mappa. I leader israeliani erano a conoscenza del programma nucleare iraniano contro lo Stato ebraico almeno dai tempi del governo Rabin, all’inizio degli anni ’90. Ma anche allora, Israele fu chiaro nella sua ferma politica di non permettere mai che un avversario regionale acquisisse armi di distruzione di massa da poter usare contro lo Stato ebraico, nato dalle ceneri dell’Olocausto. Israele ha dimostrato la sua volontà di adottare questa politica dichiarata colpendo il reattore nucleare iracheno di Osirak nel 1981 e la centrale nucleare segreta di Khyber in Siria nel 2007. I leader israeliani hanno ora dimostrato ancora una volta la loro determinazione a privare qualsiasi nemico regionale dei mezzi per perpetrare un attacco genocida contro la nazione e il popolo ebraico. Quindi, ciò che sta accadendo in questo momento non dovrebbe sorprendere nessuno. Era solo questione di se e quando Netanyahu stesso avrebbe trovato il momento giusto per lanciare questa operazione preventiva.
L’Iran sta cercando di rimettere in discussione la narrazione, sostenendo di essere una nazione amante della pace, vicina a un accordo importante con l’amministrazione Trump sul suo programma nucleare e che Israele ha sprecato questa possibilità di un accordo storico. Ma l’Iran si è dimostrato molto intransigente nei recenti colloqui con gli Stati Uniti, insistendo sul fatto che non avrebbe mai ceduto il suo diritto di arricchire l’uranio (un diritto che non esiste). Teheran ha anche prolungato quei colloqui, usandoli come ulteriore copertura per la sua corsa fanatica verso la soglia nucleare.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha confermato venerdì di aver comunicato ai leader iraniani il 12 aprile che avevano 60 giorni di tempo per raggiungere un accordo, pena le conseguenze. I negoziatori americani hanno poi messo alla prova le intenzioni nucleari dell’Iran, scontrandosi con un muro di gomma. Così, il 61° giorno Netanyahu ha guidato Israele finalmente all’azione!
Foto principale: Jet israeliani pronti al decollo per l’operazione “Rising Lion”. (Foto IDF)