La pazienza di Dio durante la Pentecoste

Pubblicato il: 10.6.2024

Di David Parsons, vicepresidente e portavoce senior dell’ICEJ

Mentre entriamo nella festa biblica di Shavuot, o Festa delle Settimane, c’è una preziosa lezione che possiamo imparare riguardo alla pazienza durante questa lunga e difficile guerra in cui Israele si trova ora. L’intensa battaglia contro Hamas a Gaza dura ormai da più di otto mesi. Stiamo contando i giorni trascorsi dallo scoppio del conflitto e dalla presa in ostaggio di oltre 250 israeliani. Desideriamo che la guerra finisca e che Israele ne esca vittoriosa. Preghiamo in particolare per il ritorno sicuro di tutti gli ostaggi e siamo immensamente grati che quattro israeliani siano stati liberati dalla prigionia di Hamas negli ultimi giorni. Ma possiamo diventare impazienti per la lentezza della guerra e per il modo in cui Dio non ha risposto alle nostre preghiere così rapidamente come avremmo voluto.

Shavuot celebra la consegna della Legge a Mosè sul Sinai. Segna il momento in cui le dodici tribù di Israele divennero un’unica nazione e accettarono gli obblighi dei comandamenti di Dio.  Entrarono anche sotto la chuppah (il baldacchino) del matrimonio per giurare che avrebbero abbandonato tutti gli altri dei e avrebbero adorato solo il Signore Dio.

 

Shavuot è collegato alle altre festività primaverili della Pasqua ebraica, della Festa dei Pani Azzimi e della Festa delle Primizie dalla quale si conta l’omer. Il Signore comandò a Israele di segnare cinquanta giorni (sette settimane più un giorno) dalla Pasqua fino a Shavuot contando una misura di omer, o di grano, ogni giorno fino al completamento dei cinquanta giorni.

Per i cristiani, Shavuot è conosciuta anche come Pentecoste, che significa cinquanta e segna quello straordinario giorno del Primo secolo in cui la Chiesa nacque nel fuoco. Il secondo capitolo degli Atti ci racconta: «Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo. Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov’essi erano seduti. Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi.” (Atti 2:1-4)

Gesù aveva detto ai suoi seguaci di rimanere lì a Gerusalemme finché questo potere divino non fosse giunto su di loro (Luca 24:49). E infatti, lo Spirito di Dio discese sui 120 discepoli perfettamente in tempo! Il conteggio dell’omer era stato completato ed era venuto il momento per lo Spirito Santo di discendere e dimorare in coloro che credevano in Gesù.

Ora sappiamo che Dio è al di fuori del tempo e dei limiti di questo mondo. Eppure, questo spesso ci porta a pensare che Egli non abbia un’idea reale o un senso del tempo come lo conosciamo. Tuttavia, la storia di Pentecoste ci fa sapere che Egli ha un perfetto senso del tempismo. Shavuot è un moed, un tempo stabilito nel calendario di Dio, una delle tre grandi feste di pellegrinaggio in cui gli uomini israeliti dovevano presentarsi davanti al Signore a Gerusalemme. Era come avere un appuntamento dal medico o dal dentista e un appuntamento fisso sul calendario. E Dio era sempre fedele da mostrarsi quando lo rispettavano. Così, i seguaci di Gesù avevano rispettato l’appuntamento aspettando a Gerusalemme e riunendosi nella preghiera e nell’unità e il Signore aveva onorato la loro fedeltà.

Questo ci dice che Dio sa contare i giorni. È sempre puntuale per completare i Suoi scopi e i Suoi piani. E noi dobbiamo solo essere pazienti con Lui mentre fa le cose a Suo modo.

L’apostolo Paolo scrive che “quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge…” (Galati 4:4); un passaggio simile può essere trovato in Efesini 1:10.

 Quando Dio Si rivelò a Mosè sul Sinai, descrisse la Sua natura e il Suo carattere come “misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco di bontà e fedeltà…” (Esodo 34:5-6).

Qui apprendiamo che Dio è ricco di bontà. Non si arrabbia e basta per i nostri peccati. Anche altrove ci viene detto che è “lento all’ira” (Gioele 2:13; Naum 1:2). Dobbiamo tutti ringraziare Dio che sia così, poiché ognuno di noi sarebbe scomparso molto tempo fa se Dio fosse stato pronto a giudicare.

Spesso la Bibbia parla di Dio come in attesa che il peccato maturi per Suo giusto giudizio. Il Signore disse ad Abramo che i figli d’Israele avrebbero sofferto in schiavitù in Egitto finché l’iniquità degli Amorrei non fosse giunta fino al colmo (Genesi 15:16). Alcuni studiosi collegano questo alla loro eventuale pratica del sacrificio di bambini al dio Molech. Daniele 8:23 parla di un tempo simile “quando i ribelli avranno colmato la misura delle loro ribellioni…”

D’altra parte, Dio spesso aspetta pazientemente che un popolo o una nazione si penta e diventi parte della famiglia dei redenti. Paolo allude a questo in Romani 11, riguardo sia alla pienezza dei redenti Giudei (versetto 12) che alla pienezza dei redenti Gentili (versetto 25).  Grazie a Dio che ha aspettato abbastanza a lungo affinché tu ed io fossimo salvati.

 Potresti chiederti per quanto tempo dobbiamo essere pazienti con Dio. Giacomo disse: “Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore…” (Giacomo 5:7)

Credito fotografico: torah.org, christian.net

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